Una quarantina le attività commerciali colpite dal rogo, oltre 100 posti di lavoro a rischio
ROMA – Ferrari, Bulgari, Geox, Unieuro, Ferragamo, ma anche McDonald, Chanel, Burberry, Moncler, Gucci. Le griffe più prestigiose fuse con il metallo, abiti firmati e profumi bruciati con i cavi elettrici. Nemmeno il mitico «cavallino» si è salvato. Tutto in fumo, bruciato nell’inferno di Fiumicino. Insieme a decine di posti di lavoro. Il rogo che mercoledì notte ha avvolto il T3 rischia di avere pesanti contraccolpi anche sui livelli occupazionali dello scalo.
Dipendenti a casa
Le aree di imbarco più colpite dall’incendio, la zona dei gate G e H, ospitavano i negozi duty free più noti: le stime sono ancora provvisorie ma si parla di almeno una quarantina di esercizi commerciali danneggiati. Tradotto in posti di lavoro, oltre cento addetti a spasso. Nessun marchio ha ancora parlato di danni ma già le stime sono milionarie. E nessuno affronta il problema della tutela dei dipendenti. Sarebbe arrivato solo l’ordine, per il personale di qualche griffe, di distruggere capi di abbigliamento rovinati dal fumo e gettare nella spazzatura la merce danneggiata. Ai dipendenti è arrivata in alcuni casi già la lettera di licenziamento. «Ci hanno detto che solo così potevano poi riassumerci, speriamo bene», spiega Sara (nome di fantasia), dipendente di un’importante boutique del Leonardo da Vinci.
I contratti interrotti
Nella fabbrica di precariato che è da tempo Fiumicino, anche nel settore duty free chi aveva il contratto a tempo godeva di poche tutele prima delle fiamme. «Faccio la promoter di prodotti, a Fiumicino ho contratti di cinque o quindici giorni, a volte di tre mesi – spiega Rossella, anche qui per tutelarla, un nome di fantasia-. Ora sono nei guai. Mi hanno chiamata per dirmi che l’imminente contratto era sfumato, ovviamente perché il negozio non esisteva più». Chi è tornato a lavorare nei punti vendita del T3, a pochi metri dalle aree immerse nella fuliggine, non lo ha fatto con piacere. Si respira male, raccontano: basta spostare un maglione e si alza la polvere. «Non bisogna dimenticare che sono andati in fumo centinaia di metri quadrati di negozi che danno lavoro a decine di famiglie del nostro Comune – ha ricordato Mauro Gonnelli, consigliere a Fiumicino -. Non è un caso infatti che già adesso aziende che avevano programmato assunzioni stabili o stagionali abbiano bloccato l’iter per mancanza di strutture».
Fonte: Roma.corriere.it